50 research outputs found

    From Freedom From to Freedom To: New Perspectives on Intentional Action

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    There are few concepts as relevant as that of intentional action in shaping our sense of self and the interaction with the environment. At the same time, few concepts are so elusive. Indeed, both conceptual and neuroscientific accounts of intentional agency have proven to be problematic. On the one hand, most conceptual views struggle in defining how agents can adequately exert control over their actions. On the other hand, neuroscience settles for definitions by exclusion whereby key features of human intentional actions, including goal-directness, remain underspecified. This paper reviews the existing literature and sketches how this gap might be filled. In particular, we defend a gradualist notion of intentional behavior, which revolves around the following key features: autonomy, flexibility in the integration of causal vectors, and control

    Umanità e alterità in Montaigne e nei moderni

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    Nei secoli successivi alla scoperta dell’America gli intellettuali europei si impegnarono in un complesso dibattito riguardante la natura dei popoli recentemente scoperti e l’ammissibilità della conquista. Nella riflessione di Montaigne, a fronte di una critica serrata della civiltà europea, il nuo-vo mondo diventa il paradigma di un’umanità diversa e nella quale forse si può ancora sperare, ma l’atteggiamento prevalente fra ’500 e ’700 ri-sultò piuttosto caratterizzato da chiusura e incomprensione e si tradusse nell’elaborazione di fantasiose leggende che dessero conto dell’origine e della diffusione degli indios. Se per Lévi-Strauss ciò può essere ricondot-to al senso di profondo smarrimento che colse gli occidentali trovatisi di fronte ai popoli nudi, per Gliozzi le diverse proposte teoriche avrebbero piuttosto rappresentato la copertura ideologica della conquista armata e dell’apparato coloniale, ingrediente determinante nell’affermazione del nuovo sistema di produzione borghese

    Libet-like Experiments and the Efficacy of the Will

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    Abstract: Skepticism about free will is increasingly often associated with the results of some empirical tests – launched by Libet’s trailblazing experiments on the timing of conscious intentions – aiming to teach us that our apparently free choices are originated unconsciously. In the present paper, I present some theoretical reasons to doubt if the upshots of Libet-like experiments purport to the revolutionary consequences they envisage. I will isolate a couple of points I wish to discuss, since they gained much attention in the recent philosophical debate. First, I claim that actually available neuroscientific data do not offer a solution to the traditional free will quarrel in compatibilist or incompatibilist terms. Second, one might doubt if the kind of free will that is at stake in Libet-like experiments is what really matters for grounding our normative concepts. My conclusion will be that what is scrutinised in Libet-like experiments resembles palely the kind of free will we would like to enjoy.Keywords: Libet-like Experiments; Efficacy of the Will; Illusionism; Compatibilism / Incompatibilism; Control. Esperimenti à la Libet ed efficacia della volontà Riassunto: Lo scetticismo sul libero arbitrio è sempre più spesso associato ai risultati di alcuni test empirici – inaugurati dai pionieristici esperimenti di Libet sulla tempistica delle intenzioni coscienti – il cui scopo consiste nel mostrare che scelte apparentemente libere hanno un’origine inconscia. L’articolo si propone di offrire alcune ragioni teoriche per dubitare che i risultati degli esperimenti à la Libet portino alle rivoluzionarie conseguenze che promettono. Discuterò di due questioni che hanno ricevuto particolare attenzione nel dibattito filosofico recente. In primo luogo, si sosterrà che i dati attualmente disponibili non consentono di formulare una soluzione del tradizionale problema del libero arbitrio in termini compatibilisti o incompatibilisti. In secondo luogo, si metterà in dubbio che il tipo di scelta libera che è in gioco negli esperimenti à la Libet abbia un ruolo nella costruzione dei concetti normativi. La conclusione consisterà nella tesi secondo cui l’oggetto di indagine degli esperimenti ispirati da Libet è solo lontanamente simile al tipo di libero arbitrio di cui vorremmo godere.Parole chiave: Esperimenti à la Libet; Efficacia della volontà; Illusionismo; Compatibilismo / Incompatibilismo; Controllo

    Responsibility Between Neuroscience and Criminal Law. The Control Component of Criminal Liability

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    Abstract: The paper discusses the contribution that the neuroscience of action can offer to the legal understanding of action control and responsibility in the case of adult individuals. In particular, we address the issues that follow. What are the cognitive capacities that agents must display in order to be held liable to punishment in criminal law? Is the legal model of liability to punishment compatible with a scientifically informed understanding of voluntary behaviour? To what extent should the law take into account people’s subjective feelings about their own actions? As a result of our analyses, we indicate some areas where the contribution of the neuroscience of action to the law is potentially relevant. We focus on the subjectivity mechanisms of action control, specifically the requirement that the agent must violate the law voluntarily in order to be held responsible, and on the factors that modulate the wrongdoer’s experience of agency. Overall, we advocate more cross-disciplinary work, aimed to bridge the gap between conceptual boundaries, on the theme of responsibility for actions.Keywords: Responsibility; Neurolaw; Sense of Agency; Criminal Law; Criminal Liability La responsabilità tra neuroscienza e diritto penale. La componente di controllo dell’imputabilità penaleRiassunto: L’articolo discute il contributo che la neuroscienza dell’azione può offrire ai temi del controllo dell’azione e della responsabilità in ambito legale, nel caso degli individui adulti. In particolare, ci occuperemo delle questioni che seguono. Quali sono le abilità cognitive che un agente deve possedere per esser considerato penalmente responsabile e quindi punibile? Il modello legalistico della responsabilità è compatibile con il modello scientifico-naturalistico del comportamento umano? Fino a che punto variazioni nel senso di controllo soggettivo sulle azioni dovrebbero essere considerate un parametro rilevante in sede penale? Sulla scorta della nostra analisi, indicheremo alcune aree nelle quali il contributo della neuroscienza dell’azione a questioni legate al tema della responsabilità legale potrebbe rivelarsi rilevante. L’articolo si concentra sui meccanismi che regolano il senso soggettivo di controllo dell’azione – in particolare il requisito secondo il quale l’agente deve violare la legge volontariamente per essere ritenuto responsabile –, e sui fattori che modulano il senso di agentività del colpevole. In conclusione, difenderemo l’appropriatezza di una più ampia riflessione multi-disciplinare volta a ridurre le incompatibilità fra differenti approcci al tema della responsabilità per le nostre azioni.Parole chiave: Responsabilità; Neurodiritto; Senso di agentività; Diritto penale; Imputabilità penal

    Philippa Foot (1920-2010)

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    Philippa Foot (1920-2010), filosofa di matrice oxoniense e poi a lungo impegnata negli Stati Uniti, occupa un posto di primo piano nella riflessione etica novecentesca, soprattutto in forza del contributo offerto alla rinascita dell’etica della virtù. L’influenza del pensiero di Foot spazia dalla metaetica all’etica normativa, dalla bioetica alla robotica – anche grazie alla diffusione del noto esperimento mentale del carrello ferroviario. Nel contributo, ripercorreremo cronologicamente il pensiero di Foot attraverso le sue tre opere principali, evidenziandone le svolte radicali e il legame profondo con Aristotele e la tradizione aristotelica, soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo del naturalismo in chiave anti-mooreana e il ritorno all’etica della virtù in opposizione ai paradigmi deontologisti e utilitaristi. In particolare, la raccolta Virtues and Vices and Other Essays in Moral Philosophy (1978), che contiene i saggi dei vent’anni precedenti, sviluppa una critica alle metaetiche emotiviste e prescrittiviste e alle coeve prospettive soggettivistiche e volontaristiche. Queste vengono infatti intese come prospettive derivative rispetto all’antinaturalismo di Moore e secondo cui i giudizi morali non hanno valore cognitivo, ma esprimono approvazione (es. l’emotivismo di Ayer) o prescrivono modelli di comportamento (es. il prescrittivismo di Hare). Nei saggi, Foot, a partire dal rifiuto della dicotomia fatti/valori, propone inoltre la fondazione della morale su una teoria delle virtù e dei vizi, di ispirazione tommasiana e ancorata a una metaetica naturalista. La seconda raccolta Moral Dilemmas and Other Topics in Moral Philosophy (2002), che comprende i lavori apparsi nei vent’anni successivi, fa da tramite ideale tra la prima e la terza fase, questa sì di radicale discontinuità, nel pensiero footiano. Fra gli elementi più caratterizzanti della raccolta spicca il superamento dell’internalismo, che era invece ancora dominante in Virtues and Vices, sulla razionalità pratica. Infine, Natural Goodness (2001), l’unica monografia di Foot, prende le mosse dalla critica alla fallacia naturalistica di Moore, con l’obiettivo è di sviluppare un naturalismo aristotelico opposto a qualsiasi tipo di soggettivismo non naturalista, sia esso emotivista o prescrittivista

    From Freedom From to Freedom To: New Perspectives on Intentional Action

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    There are few concepts as relevant as that of intentional action in shaping our sense of self and the interaction with the environment. At the same time, few concepts are so elusive. Indeed, both conceptual and neuroscientific accounts of intentional agency have proven to be problematic. On the one hand, most conceptual views struggle in defining how agents can adequately exert control over their actions. On the other hand, neuroscience settles for definitions by exclusion whereby key features of human intentional actions, including goal-directness, remain underspecified. This paper reviews the existing literature and sketches how this gap might be filled. In particular, we defend a gradualist notion of intentional behavior, which revolves around the following key features: autonomy, flexibility in the integration of causal vectors, and control

    Carla Bagnoli: Teoria della responsabilità

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    Rethinking moral responsibility

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